Mi sembra ci sia ancora un po’ di confusione in giro. 𝙀𝙩𝙞𝙘𝙖 𝙚 𝙨𝙤𝙨𝙩𝙚𝙣𝙞𝙗𝙞𝙡𝙞𝙩𝙖̀ non sono sinonimi e non si sovrappongono. Ed entrambe non sono nè delle strategie né un rating 𝙀𝙎𝙂.
Chi è etico potrebbe non essere sostenibile e chi – sorpresa – è “farabutto” potrebbero magicamente apparire (realmente) sostenibile. Fosse altro per convenienza. Mentre ESG si riferisce a un quadro specifico utilizzato per valutare l’impatto delle organizzazione in tre aree principali: ambientale, sociale e governance.
Alta cosa. Essere vocati a dei valori, ispirare il proprio business a qualcosa di superiore non fornisce (di per sé) vantaggi nella corsa verso la sostenibilità. Un po’ come quelli che da bambini hanno una marcia in più in qualcosa, sono “portati” per quella cosa ma poi nella vita non l’hanno mai saputa trasformare in alcun vantaggio per sé e per gli altri.
Un’organizzazione può agire eticamente in molte aree della sua attività (come nel trattamento dei suoi lavoratori o nell’adottare pratiche di governance trasparenti) senza necessariamente essere sostenibile. Inversamente, un’organizzazione potrebbe adottare misure per ridurre il proprio impatto ambientale e operare in modo sostenibile dal punto di vista delle risorse, ma avere lacune in termini di etica aziendale, come nel trattamento dei dipendenti o nella gestione delle relazioni con le comunità locali.
Una discriminante, ma non la sola, è la hashtag#𝙢𝙖𝙩𝙚𝙧𝙞𝙖𝙡𝙞𝙩𝙖̀. Questa di fatto distingue nettamente tra hashtag#etica e hashtag#sostenibilità rispetto alle questioni hashtag#ESG, poiché aiuta le aziende a identificare e priorizzare le azioni che non solo rispondono ai loro obblighi valoriali ma che hanno anche l’effetto più significativo sul loro impatto sostenibile a lungo termine.
𝗠𝗲𝘀𝘀𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗶 𝗰𝗿𝗲𝗱𝗼𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗲𝘁𝗶𝗰𝗶: non illudetevi e non gongolate troppo dei vostri valori. Tra la CSR e l’ESG c’è la stessa distanza che c’è tra la Terra e la Luna. E non si colma con le chiacchiere.
