AAA Pionieri cercasi! Nuove idee per navigare la complessità nel settore professionale.

La sfida della carenza di personale qualificato è un problema serio e pervasivo. Non esiste ambito lavorativo che sia immune dalle rapide e profonde trasformazioni degli ultimi tempi, trovandosi così di fronte a bivi cruciali. Oltre alle sfide tecniche, è giunto il momento di affrontare anche quelle organizzative.

Un buon punto di partenza è guardare ai sintomi del disagio organizzativo, come il “quiet quitting”, ovvero quando i lavoratori svolgono il minimo indispensabile, senza superare le aspettative. Questo fenomeno riduce l’efficienza e può compromettere la qualità del lavoro. È aggravato dal confronto tra le aspettative lavorative di generazioni diverse – i millennial, la Generazione Z e i giovani della generazione Alpha – creando un divario crescente che necessita di soluzioni innovative.

In passato, ogni professionista aveva un ruolo specifico e delimitato. Col tempo, molti hanno dovuto reinventarsi, imparando nuove competenze manageriali come pianificazione, organizzazione, comando, coordinamento e controllo, budgeting e project management. Tuttavia, questi strumenti, concepiti nei primi anni del ‘900, possono risultare obsoleti per affrontare le sfide di un ambiente dinamico e complesso come quello attuale. L’applicazione rigida di questi metodi può portare a soluzioni superate che non soddisfano le esigenze moderne.

Potrebbe essere utile normalizzare la condizione di “tempesta” e introdurre metodologie più moderne e flessibili. Le tecniche “Agili” possono favorire una maggiore adattabilità e una risposta più rapida alle esigenze attuali, sostituendo la rigida strutturazione per progetti con team multifunzionali e iterazioni rapide.

Si potrebbe anche esplorare il modello organizzativo “Teal”, con i suoi principi di autogestione, pienezza e scopo evolutivo, che vede le organizzazioni come organismi viventi e in evoluzione, dove ogni membro contribuisce consapevolmente verso un obiettivo comune.

Il “pensiero sistemico” del primo Novecento, ancora poco utilizzato, è essenziale per il futuro, promuovendo un’analisi olistica dei sistemi e una comprensione delle complesse interdipendenze organizzative. Questo approccio può aiutare a gestire meglio e ad adattarsi alle sfide future.

Si dovrebbe inoltre preferire l’antifragilità alla resilienza. L’antifragilità ci insegna che ciò che si fortifica con il disordine è più prezioso di ciò che è semplicemente robusto, creando sistemi che non solo resistono agli shock ma si evolvono attraverso di essi.

Ci servono pionieri che, come Taylor, Ford, Fayrol e Gantt nel passato, introducano innovazioni organizzative che perdurino nel tempo. Ci servono visionari capaci di immaginare un futuro diverso e migliore.

La strada è complessa e ricca di sfide, ma c’è in gioco qualcosa di importante: un sistema lavorativo più umano, efficiente e sostenibile, capace non solo di rispondere alle crisi ma di evolversi attraverso di esse. A chi è pronto a partecipare a questa trasformazione, il futuro è ora.